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INTERVISTE 2013
Su Berlusconi
Giovanna Canzano intervista Alessandra Colla
Canzano 1- Berlusconi condannato.
Una condanna che si presta a più punti di lettura. Mi può dire il suo?
COLLA – Mi sembra abbastanza evidente che lo scopo fosse quello di
mettere Berlusconi fuori gioco almeno per un bel pezzo, se non per sempre,
indebolendo il centro-destra e creando le premesse per la costruzione di un
nuovo scenario favorevole a un riassetto dell’Italia in senso europeista, senza
il ricorso alle urne. Il PdL non è solo una struttura che ruota intorno a
Berlusconi: è un sistema che si regge interamente su di lui; lasciata a se
stessa, collasserebbe nel giro di poco centrifugando i vertici e disperdendo la
base. Fatte le debite proporzioni, è un po’ quello che è successo col vecchio
Msi di Giorgio Almirante: morto lui, si è disfatto un mondo — nel bene e nel
male.
Canzano 2- Questa condanna è paragonabile alla mala giustizia o, ad una persecuzione ad personam verso Berlusconi?
COLLA – Non vorrei sbagliare, ma mi sembra che sia stato Berlusconi a
cominciare, prendendo di mira una parte della magistratura fin dall’inizio della
sua discesa in politica, nel 1994, definendo i giudici di Mani Pulite
«un’associazione a delinquere con licenza di uccidere che mira a sovvertire
l’ordine democratico»: ma uno dei giudici simbolo di Mani Pulite, Gherardo
Colombo, insieme a Giuliano Turone aveva indagato nel 1981 sui traffici di
Michele Sindona, portando alla luce gli elenchi degli affiliati alla loggia P2 —
in quegli elenchi figurava anche il nome di Berlusconi, anche se la cosa sarebbe
emersa soltanto anni dopo. E del resto è noto che le fortune del Cavaliere
ebbero inizio sotto l’ala di Craxi e del suo entourage, quindi si capisce
la scarsa simpatia che Berlusconi ha sempre nutrito per la magistratura
(milanese in particolare). Ovviamente, la magistratura non se l’è tenuta e ha
utilizzato tutti i mezzi a sua disposizione: esattamente come ha fatto
Berlusconi stesso per controbattere.
Canzano 3- Possono esserci conseguenze politiche per la stabilità di questo governo di ‘coalizione’?
COLLA – A mio avviso, questo Paese non conosce stabilità proprio da
quando Berlusconi è sceso in politica con l’idea di far funzionare l’“azienda
Italia” — e parliamo di un ventennio fa. In ogni caso, l’instabilità politica
degli ultimi anni, determinata dalla totale assenza di un governo del Paese a
causa delle preoccupazioni strettamente personali dell’allora premier, si è
assommata all’instabilità economica e sociale probabilmente più grave che
l’Italia nazione abbia conosciuto dal primo dopoguerra: pertanto, mi sembra
abbastanza chiaro che l’attuale governo di coalizione si regga su un equilibrio
temporaneo parecchio traballante e funzionale, suppongo, a scongiurare un altro
ricorso alle urne come si diceva prima. Personalmente, ritengo che gli elementi
di incertezza a livello planetario siano tali e tanti da rendere impossibile
formulare una previsione anche a breve termine, tanto più che gli scenari
prossimi venturi sono tutt’altro che rosei: se le stime di Confindustria
presentate ieri a Roma sono attendibili, credo che nei prossimi mesi le sorti
della politica di governo, le larghe intese e la coalizione potrebbero essere
l’ultimo dei problemi per l’uomo della strada.
Canzano 4- Berlusconi che non è gradito alle sinistre, ma, anche nella destra non tutti hanno accettato la sua presenza in politica e il suo successo in questi ultimi anni, perché?
COLLA – In tutta sincerità, ignoro e voglio ignorare cosa si muove nella
destra di governo e non. Dall’esterno, mi sono fatta l’idea che quella parte
della destra ancora in qualche modo antiatlantista, anticapitalista e
antisistema non sia riuscita ad apprezzare del tutto la spregiudicatezza di
Berlusconi. Mi riesce invece più facile capire come la parte più tipicamente
“furbetta” della destra filogovernativa, filogarantista e filoliberale emersa
nel dopo-Fiuggi possa aver apprezzato proprio una certa disinvoltura nel
condurre gli affari e nello strumentalizzare la politica a proprio uso e
consumo. Poi aggiungerei l’indubbio fascino del personaggio, che può far presa
su un certo tipo di elettore, e la banalizzazione estrema del Führerprinzip,
ovvero l’accettazione incondizionata di quello che fa il Capo, perché se uno è
il Capo vuol dire che ha ragione lui.
Canzano 5- Il ‘Governo” della nostra penisola produce solo leader che in modo o in un altro diventano “interessanti” alla giustizia, ad “atti” di terrorismo o, “non amati” dai suoi cittadini?
COLLA – Se così fosse, sarebbe preoccupante. Ma in realtà la nostra
penisola non è “governata” da un sacco di tempo: credo che si usi la parola
“governo” con molta leggerezza e ampia approssimazione. Invece “governare” ha un
significato ben preciso: deriva dal greco kybernào, che significa
propriamente “reggere il timone” dell’imbarcazione, in senso proprio e figurato.
Non a caso personaggi come Mussolini o Mao Tse-tung sono stati raffigurati come
timonieri: e il buon timoniere è colui che è in grado di condurre la nave (dello
Stato) in un porto sicuro nonostante le tempeste. Direi piuttosto che l’Italia,
ultimamente, viene amministrata — e neanche tanto bene. Il compito
principale di uno Stato, com’è noto, è garantire ai suoi cittadini sussistenza
(cibo, alloggio, lavoro, cure sanitarie...) e sicurezza: da molti anni, ormai,
la sicurezza ce la siamo scordata e la sussistenza è sempre più a rischio —
penso, per esempio, ai dati sull’aumentato afflusso di richiedenti alle
cosiddette mense dei poveri, che sono allarmanti. Credo che il motivo principale
stia nel fatto che sembra essersi persa di vista la ricerca del cosiddetto “bene
comune”, ossia la capacità di conciliare le esigenze individuali con quelle
della collettività, attraverso la gestione ottimale delle risorse attuata dallo
Stato. Si è visto, proprio a partire da quella Tangentopoli che segnò il
passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, come all’interno dello Stato
stesso avesse preso piede una tendenza sciagurata alla gestione allegra —
clientelare e familiare — di beni e servizi: negli ultimi anni il fenomeno ha
raggiunto livelli di gravità inaudita anche grazie al consolidarsi della
criminalità organizzata, che da tempo può contare su appoggi politici
insospettabili ed efficaci. Questo è stato reso possibile anche dalla
progressiva perdita di sovranità nazionale del nostro Paese, sempre più
dipendente da poteri che risiedono fuori dal territorio nazionale, e che
obbediscono a logiche completamente estranee al concetto di bene comune
accennato prima. All’orizzonte non si vede — io, almeno, non vedo nessuno
(singolo o gruppo, non importa) in grado di reggere il timone.
Canzano 6- Come vede la discesa in campo di Marina Berlusconi?
COLLA – Preferirei non vederla. Ma ovviamente non dipende da me. Se
accadesse, credo che sarebbe la dimostrazione di almeno due cose:
l’inoppugnabile primato dell’economia sulla politica, economia divenuta così
arrogante da non aver neanche più bisogno di nascondersi; e l’evidente emergere
di una nuova dinastia compradora, sancito dai poteri terzi che
controllano il nostro Paese. Una sconfitta, a tutti i livelli.
Alessandra Colla (Milano, 1958), si è laureata in filosofia medioevale all'Università Cattolica, con una tesi su "Il problema dello Stato nel Commento di Giovanni Buridano alla politica di Aristotele"; sposata, ha un figlio e un cane. Ricercatrice indipendente e giornalista pubblicista, ha diretto per oltre vent'anni le riviste "Orion" e "Origini" e contribuito ad animare la Società Editrice Barbarossa; attualmente collabora con le riviste "Eurasia" (di cui è anche direttore responsabile) e "Terra insubre". Cura un sito personale ("Caos scritto", http://www.alessandracolla.net/) e continua a studiare: attualmente sta approfondendo le tematiche dell'antispecismo e dell'ecofemminismo.
03/07/2013